Sabrina Ventrella. L'immaginazione al potere

Trovare l’arte nei materiali di scarto, cercare nella quotidianità, riassemblarla, rimodellarla, restituendola sotto forma di visione, di metafora, di simbolo. Per dire che la realtà che ci circonda è materia prima eletta da osservare e interpretare in modo inedito.  

Incontro Sabrina Ventrella a Roma, nel Rione Testaccio, all’interno del Campo Boario dell’ex Mattatoio, in occasione della mostra mercato di creazioni artigianali organizzata da Prendi l’Arte Arts and Crafts Market. 

Sabrina è un’artista a tutto tondo. Protagonista, con le sue creazioni, di mostre e allestimenti improntati alla promozione dell’arte del riuso, grazie ai quali ha ricevuto numerosi premi, ha al suo attivo anche un costante impegno in importanti progetti didattici e formativi tra cui la partecipazione alla costituzione dell’Associazione Culturale Ri-animarte, nata allo scopo di diffondere la creatività e l’arte sostenibile.

Mi avvicino alla sua esposizione di personaggi e resto intrappolata dalla loro incredibile energia. Ogni opera è un oracolo che si apre a mille interpretazioni. La curiosità è a mille… e fortunatamente, questa donna dolcissima e visionaria accetta di farsi fare qualche domanda, nel bel mezzo della manifestazione che pullula di gente!

I tuoi lavori rimandano molto all’infanzia. E’ da lì che parte tutto?

Non saprei… credo che l’origine dell’ispirazione sia qualcosa di inconsapevole. Probabilmente, dopo un percorso artistico abbastanza accademico, con la scoperta dei materiali di riuso, ho avuto modo di tirar fuori la parte di me più istintiva.

Qual è stato il tuo percorso ?

Liceo artistico e una parte di accademia, che ho lasciato per continuare ad approfondire specifiche tecniche artistiche che erano maggiormente nelle mie corde: pittura ad olio, mosaico, scultura, grafica, restauro ...

Ad un certo punto ho iniziato a sentire il mio lavoro troppo tecnico, come limite, carente nella parte creativa e contemporaneamente ho incominciato ad interessarmi ai materiali di riuso. Credo che questo genere di materiali abbia dato voce alla mia creatività.

Le tue creazioni sono fatte tutte con materiali di riuso?

Si, questi sono tutti materiali di riuso, che vanno a rivestire una nuova vita all’insegna, anche, di una bellezza estetica. Il discorso estetico è importantissimo.

I tuoi personaggi provengono dal mondo delle fiabe?

No. Diciamo che partono tutti da un approccio visionario. Alcuni traggono spunto da fiabe note, altri sono personaggi inventati. Poi, parallelamente ai personaggi porto avanti anche una produzione di assemblaggi astratti.

Qui oggi non ne hai esposti, perché?

 Perché credo che gli assemblaggi astratti abbiano bisogno di un ambiente dedicato, sono più adatti  all’esposizione, alla mostra. L’astratto è un’esperienza piuttosto recente.

Come avviene l’ispirazione? Parte da un materiale o da un progetto preciso che hai in mente? 

Sono percorsi sinergici, non posso dire dove incomincia l’uno e finisce l’altro. 

C’è un messaggio in cui si può racchiudere tutta la tua opera?

Il messaggio non è proprio intenzionale però credo che quello che passa attraverso le mie creazioni sia un po' tutto quello in cui credo: la capacità di vedere “oltre” quello che vediamo e la voglia di sperimentare  punti di vista sempre diversi. In estrema sintesi il messaggio forse è quello di “Aprire la mente”.

Hai appena portato a termine un lavoro, lo guardi. Mi descrivi cosa c’è dentro la tua soddisfazione?

Sai che non è semplice rispondere a questa domanda! Forse perché faccio questo lavoro da sempre, quindi per me è una cosa naturale, appartiene alla mia quotidianità. Non è una conquista l’opera in sé. E’ una conquista essere arrivata a questo, cioè a fare dell’arte il mio mestiere. Ma questo è davvero sempre stato il mio percorso e non ne potevo immaginare un altro. Penso di aver avuto sempre chiaro il fatto che volessi lavorare ed esprimermi in campo artistico. Altra conquista è stata quella di essere arrivata a liberarmi di tutte le tecniche accumulate, perché ero una maniaca. E a quel punto servirmene per dare sfogo alla mia creatività. 

Mi descrivi qualche personaggio che vedo qui?

Questa è “La regina visionaria”. Ecco questa regina è un soggetto che ricorre spesso nei miei lavori … perché forse la considero un po’ un’identificazione. Una trasposizione di quello che  il cardine del mio modo di essere, il guardare le cose in modo diverso.

Questo è Cappuccetto Rosso.

Sì, Cappuccetto Rosso che ha preso il lupo e quindi ha vinto le sue paure.

Vedo che un altro soggetto che ami molto sono gli uccelli.

Sì. Li amo perché sono il simbolo della libertà e della leggerezza.

Secondo te come si vive di arte in Italia? Quali sono i problemi per chi sceglie il mestiere di artista?

Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad uno svuotamento del concetto di fare arte e artigianato  a causa della diffusione del “brutto”, del “seriale” …

Non ce stata la capacità e neanche la volontà da parte delle istituzioni di valorizzare quello che è sempre stato, e che doveva continuare ad essere, il fiore all’occhiello del nostro paese e della cultura del nostro territorio: noi eravamo la patria del buongusto in tutti i campi.

Credo si sia persa la cultura del bello, questo rende le cose più complicate.

Ultimamente però sembra che si stia risvegliando questo interesse di valorizzare le produzioni artigianali, il made in, no trovi?

Sì questo è vero. Però è anche vero che c’è un discorso di cultura che va affrontato. Mi preme soprattutto nei confronti dei giovani che si sono formati con la cultura del brutto, del fatto in serie.  Credo ci sia parecchio da lavorare in questo senso. Ripristinare una nuova cultura che riavvicini la gente alla bellezza, al valore autentico delle cose.

Quali obiettivi ti proponi per il futuro?

Ma… io sono molto contenta di quello che ho costruito fino ad ora. Sono contenta di essere riuscita ad esprimermi con opere che piacciono ed emozionano la gente. Posso dire che il mio percorso artistico procede con molta soddisfazione…

Ringrazio Sabrina e mi congedo dai suoi incredibili personaggi con la sensazione di aver percepito, per un attimo, gli infinitesimali movimenti segreti della materia.

© Fabiola Di Girolamo


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