Olivia Monteforte - Bespoke Shoes
L'incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche;
se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.
(Carl Gustav Jung)
L’avevamo contattata prima dell’edizione 2017 di Artigianato e Palazzo e le avevamo chiesto di esprimere un parere sulla sua partecipazione al Blogs & Crafts dell’anno precedente.
La risposta di Olivia era stata concisa, ma si percepiva forte il suo entusiasmo: Vi aspetta una esperienza meravigliosa.
E aveva ragione. Per noi l’esperienza di Artigianato e Palazzo è stata veramente meravigliosa e ricca di incontri fantastici.
Il suo lavoro la porta a lavorare a stretto contatto con le persone, a indagare nel loro animo, per far sì che il risultato finale del suo lavoro, la scarpa, sia non solo a misura di piede, ma soprattutto esprima la personalità di chi la indossa.
Purtroppo, per noi, lei lo scorso anno non partecipava alla manifestazione. Vedendo però le foto delle sue opere e leggendo di lei e del suo percorso di artigiana, ho deciso di contattarla e di chiederle, se fosse stata disponibile a rispondere alle mie domande.
Dalla Facoltà di Filosofia ad artigiana e designer di scarpe ...quale è la tua storia di creativa? Come nasce la tua passione? Quale è stata la molla, che ti ha fatto capire che quella dell'artigianato era la tua strada?
Il mio percorso nel mondo delle scarpe appare un po' inusuale e non sempre si coglie il filo diretto, che unisce la mia formazione con la mia scelta di vita.
L'idea di fare le scarpe da sola è nata da un bisogno e il fatto di scegliere di trasformarla in un lavoro è stato un gesto di consapevolezza.
Nel momento in cui ho avuto la possibilità di entrare in un laboratorio artigiano e di esperire quel tipo di vita, ho conosciuto una sensazione di benessere mai provata.
Benessere e soddisfazione.
In quel periodo stavo ancora studiando e mi ero appassionata agli studi alchemici di Jung. Quando indossavo il camice e iniziavo a creare ero un alchimista anche io.
C'è una buona dose di magia nel trasformare la materia!
Da un foglio di pelle e di cuoio io potevo creare un oggetto d'uso, che era anche un oggetto d'arte e questo, più di ogni altra cosa, mi portava ad impegnare ogni momento libero nello studio dell'arte calzaturiera ... e pensare che la prima cosa che mi è stata concessa di fare, dopo aver osservato per mesi, è stata quella di imparare a tagliare il cuoio, tenendo la lama del coltello con la giusta inclinazione!
Da quel momento ho inseguito quella sensazione e ho scelto di crearmi una formazione tecnica, che mi permettesse di eccellere in quello che volevo diventare: un'artigiana e designer di scarpe su misura.
Quale è la tua definizione di scarpa?
È oggetto d'uso che diviene oggetto d'arte nel momento in cui viene indossata e contestualizzata.
C'è un tipo di tecnica o di lavorazione che prediligi?
Amo le lavorazioni che richiedono la cucitura a mano del guardolo o della tomaia e della suola.
Quale è il tratto distintivo delle tue scarpe?
Il mio concetto di su misura, che è strettamente legato a quello di cura di sé e dell'altro, come soddisfazione reciproca di necessità.
Siamo abituati a scegliere, attingendo da scelte altrui, uniformandoci tralasciando in parte la nostra identità. Con il mio approccio al lavoro sto cercando di cambiare questa traiettoria facendo partire la scelta da se stessi.
Come nascono le tue scarpe?
Non ho un campionario da mostrare, nel laboratorio ci sono solo prove, prototipi dei modelli che nascono ex novo per ogni cliente e che creo in stretta collaborazione con lui.
E questo “spiazza” chi viene da me pensando di scegliere da un catalogo, mi dicono che non sanno immaginarsi quello che vogliono e dopo le prime volte ho capito che, ancora una volta, dovevo partire da una sensazione. La sensazione che si vuole quando ci si immagina con quelle scarpe.
Nascono così incontri meravigliosi che mi arricchiscono e mi formano. In qualche modo l'inizio della progettazione nasce da una sorta di caffè filosofico in cui il mio ruolo è quello di tradurre la personalità del cliente in scarpe.
La traduzione è fatta di bozzetti in cui propongo modello, forma, pellami e suola, tutti aspetti di cui discuto con il futuro/a indossatore/indossatrice e una volta espressa la prima scelta si procede con il mezzo paio di prova che perfezioneremo sempre insieme.
La forma è personalizzata e porta il nome di chi l'ha scelta.
Le materie prime sono il frutto di una ricerca continua e scrupolosa, la tecnica con cui le costruisco e il riuscire a tirar fuori la sensazione desiderata sono l'espressione del mio essere.
Uomo - donna: quali scarpe ti diverti di più a realizzare e perché?
Nel mio lavoro non c'è una distinzione uomo/ donna, perché mi concentro sulla persona e ogni individuo è unico e mi fa esprimere il mio essere artigiana in diversi modi.
A ogni scarpa scopro qualcosa di nuovo e questo mi rende sempre più entusiasta.
Non di sole scarpe ti occupi. Cosa altro realizzi?
Le scarpe occupano sicuramente gran parte del mio tempo.
Per poter far fede al mio intento di costruire scarpe progettate ex novo e completamente personalizzate, devo dedicarmi quasi esclusivamente a questo, ma la mia passione per il fatto a mano mi fa spesso realizzare altri oggetti su misura e, ovviamente, su richiesta.
Quanto è divertente e quanto invece è difficile lavorare su commissione?
Il fatto che sia tanto difficile, rende il lavoro estremamente intrigante.
Quale era il tuo sogno nel cassetto?
Essere riuscita a fare il mestiere, che ho scoperto essere giusto per me!
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