IL FUOCO COME ELEMENTO DI DISTRUZIONE E DI RINASCITA




Era il 22 ottobre 2017 quando la montagna cominciò a bruciare, quando foglie secche e vento, tanto vento, alimentarono le fiamme. La Val di Susa improvvisamente balzò sui titoli di tutti i telegiornali, non più per via della TAV, ma a causa di un elemento tanto potente e inarrestabile quanto terribile e distruttore: il fuoco.
Trovarsi ai margini di un incendio, vedere gli alberi avvolti dalle fiamme, contorcersi e soccombere è una esperienza che difficilmente si può scordare, che rimane dentro come una parte di se, come un ricordo indelebile.
Altrettanto difficile, però, è tramandare il ricordo di quel fuoco che alla fine, anche se con fatica, viene spento e domato, quando al posto del fuoco rimane la distruzione.
È proprio sul dramma della distruzione che Daniele Barbier, scultore, ha voluto porre l’accento quando ha deciso di prendere parte ad &_Le_Menti a Confronto.


Solo andando di persona si capisce il dramma che ha subito la montagna e i suoi abitanti. Ci puoi parlare delle sculture che hai portato qui a &_Le_Menti a Confronto?
Ogni giorno vedevi il fuoco sulla montagna e ogni giorno avresti voluto sapere se e quando si sarebbe spento.
Dal basso, dalla valle, si vedeva la montagna rossa di fuoco. Tutto era vissuto con l’angoscia di una ferita che si ingrossava ogni giorno di più.
Quando ho deciso di partecipare a questa manifestazione, l’ho fatto con l’intenzione di realizzare qualche cosa che potesse rappresentare questo inferno e questa ferita. Per farlo avevo bisogno di qualche cosa di “materiale” che rendesse bene il concetto “immateriale” della ferita.
Per fare questo sono andato in montagna con mia moglie.
Sono tornato con il Busto Arso di Donna.



Per quanto il fuoco possa essere distruttivo lascia sempre qualche cosa. Io ho cercato di pulire, di togliere il carbone dal legno per tirar fuori l’anima del legno che era stata pietrificata dal fuoco.



Queste opere sono nate per commuovere le coscienze, per lasciare un ricordo tangibile di quello che è successo in quei giorni.

Queste due fotografie sono particolarissime.


Sono realizzate con l’HDRI.
(L'HDRI, sigla di high dynamic range imaging, è una tecnica utilizzata in grafica computerizzata e in fotografia per ottenere un'immagine in cui l'intervallo dinamico, ovvero l'intervallo tra le aree visibili più chiare e quelle più scure, sia più ampio dei metodi usuali. Le tecniche per la creazione di una HDRI si basano sull'idea di effettuare scatti multipli dello stesso soggetto, ma a diverse esposizioni, in maniera tale da compensare la perdita di dettagli nelle zone sottoesposte o sovraesposte di ciascuna singola immagine. La successiva elaborazione della serie di immagini consente di ottenere un'unica immagine con una corretta esposizione sia delle aree più scure che di quelle più chiare. N.d.A.).
Queste foto sono state realizzate dal Pampalù. Da lì, dalla fortificazione, guardando verso il basso, vedi la pienezza di quello che è successo.
Quello che ho trovato su è esattamente come nelle foto.

Il bosco in bianco e nero.
Sì. Quello che volevo io era la tridimensionalità. In queste foto non ho cercato l’estetica, ma il contrasto.

Tu sei uno scultore.
Sì, ma non lo faccio per lavoro. A me piace scolpire sia su legno che su ghiaccio.

Tra le due tecniche cosa preferisci?
Dipende dal mio umore, dipende se mi voglio imporre sulla materia oppure no. E poi dipende dalla stagionalità.
In inverno faccio prevalentemente sculture di ghiaccio e mi piace partecipare ai concorsi, dove si ha a disposizione un cubo di ghiaccio tre metri per tre e si hanno tre giorni per scolpirli.



Hai un tuo stile?
No, se una cosa mi piace e mi parla io parto.

Quale è il tuo progetto nel cassetto?
Una cosa un po’ particolare in un prato.

Che cosa è per te la creatività?
È un fuoco che è dentro di noi e che si muove e si alimenta con la passione. La creatività va sempre coltivata. Un artista vede cosa sta capitando prima degli altri, l’artista è un visionario, tocca poi agli altri capire.

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