L'incontro con l'arte di Steven James Vittoni

Ero andata, a Ottobre a vedere la mostra di arte contemporanea "La cucina del buon Gusto" organizzata da Tiziana Monoscalco. Vi ricordate? Ve ne avevo parlato qui.
Oggi vi voglio presentare uno degli artisti che partecipavano alla mostra, le cui opere mi hanno colpito subito e mi hanno molto incuriosito: Steven James Vittoni.

Così ho chiesto a Tiziana un suo recapito e l'ho contattato via mail.
Ringrazio Steven per il tempo che ha dedicato a rispondere alle mie domande e per aver messo a disposizione le foto delle sue opere.

Come e quando nasce la passione per l'arte?
Sono nato il 2 Aprile del 1979 a Chertsey (Gran Bretagna), ma sono cresciuto in Italia nella periferia di Roma.
Ho conseguito un Diploma di perito chimico che mi ha portato a lavorare in ambito farmaceutico come operatore di un reparto produttivo.
Sono stato da sempre però appassionato al disegno e all’arte in generale in ogni sua forma (vena artistica in famiglia), ma la mia passione più grande appartiene al mondo dei graffiti.

All’età di 10 anni mi sono avvicinato al mondo del rap acquistando il mio primo nastro originale di Mc Hammer, e nel 1997, mentre frequentavo le superiori, posso dire di aver provato un amore a prima vista per i graffiti. Avevo visto e stravisto i graffiti nelle riviste di hip hop dell’epoca come "Aelle", ma quello che mi ha colpito veramente e fatto innamorare, è stato il vedere dal vivo graffiti ben eseguiti con qualità impressionante da un coetaneo che ho fatto di tutto per conoscere, Matteo in arte Howen, che pur abitando nella periferia di Roma, come me, aveva lo stile e la passione di un writer di oltreoceano, dove è nata questa cultura.
Avendo già nel DNA l’arte di mia madre e di mia nonna, probabilmente avevo bisogno solo di una scintilla, e di imparare dal migliore, anche se risultò cosa non facile vista l’illegalità e quindi la difficoltà di imparare una disciplina nel buio della notte e con la paura di essere arrestato.
La gavetta, fortunatamente l’ho fatta nelle fabbriche abbandonate, dove in tutta tranquillità ho potuto prendere manualità e imparare ad utilizzare gli spray.
Per affinare la tecnica e la precisione ho inoltre seguito un corso conseguendo con il massimo dei voti un attestato di Grafico Pubblicitario e Illustratore.

A quali modelli si ispira la sua arte? Perché?
Come dicevo, sicuramente l’arte del mio amico ed oggi collega nei murales su commissione, Howen, ha segnato il mio percorso artistico, di lui ho apprezzato la quantità abbinata alla qualità nei graffiti.
Ho quindi subito il fascino e l’influsso di Street Artist più famosi come DAIM (per il 3D), Banksy (uso degli stencil), Keith Haring (per l’espressione artistica in generale e le linee) ed Andy Warhol (per l’uso dei colori e la stravaganza).
Per me la logica e la pulizia nei graffiti sono il principale obiettivo, la pulizia delle linee nei tratti restando però il graffito un puro sfogo dell’utilizzo dello spray col quale tirare delle linee curve in totale libertà. Linee che prendono forma seguendo il gesto istintivo di chi le fa.

Ho iniziato ad esprimermi con i graffiti, ovvero evolvendo le lettere in ciò che si chiama nel campo Lettering, per poi dedicarmi e trovare oggi soddisfazione nel figurativo al fine di far apprezzare e comprendere meglio i miei disegni. Figure che col tempo cerco sempre più di abbinare ad un messaggio trovando spazi autorizzati. Non più quindi per far leggere il mio nome, ma per trasmettere un messaggio sociale o una emozione.
Avendo una famiglia, ed un lavoro in fabbrica, mi sono trovato a dover cambiare supporto passando dal muro alla tela, in primis per avere modo di sfruttare al meglio il poco tempo concesso dagli impegni senza dovermi allontanare da casa e rimanendo con i miei due bimbi, ma anche per utilizzare tutti quei materiali di scarto che mi trovo a maneggiare ogni giorno.
In generale ogni mio quadro nasce dall’ispirazione dettata dalle emozioni del momento vissuto, emozioni negative come rabbia o tristezza, o semplicemente lasciandomi trasportare dalla fantasia ed emotività basandomi su un concetto che voglio esprimere.

Riciclare vuol dire...
In un mondo dove per gli scarti non sappiamo più come trovare un posto, il mio riciclare materiali di scarto mira prima di tutto a dare una nuova vita a qualcosa che altrimenti verrebbe buttato e finirebbe in quella montagna di rifiuti che ci troviamo a dover cercare di smaltire, trasmettendo spero un messaggio per la salvaguardia del nostro pianeta.

La mia idea del riciclo si è evoluta giorno dopo giorno durante i miei 13 anni di lavoro nel processo produttivo di una azienda, avendo tra le mani ogni giorno i materiali di scarto, ci ho visto qualcosa di più.
Alcuni dei quadri che ho realizzato nel 2019 erano già nella mia testa da molti anni, dovevo solo avere la spinta per credere di poter fare quel tipo di arte, e questa spinta emotiva devo dire che è arrivata grazie alla fiducia dell’azienda per la quale lavoro come operaio specializzato. Fiducia grazie alla quale ho eseguito un murale di 150 mq,ad oggi il più importante e complesso eseguito, che mi ha fatto prendere coscienza che credere in un sogno non è affatto sbagliato, anzi il contrario, perché se non avessi creduto di poterci provare, di propormi e quindi di riuscirci, non avrei mai trovato la spinta per realizzare quelle tele che "forse" oggi mi rendono un artista.

Se potesse abbinare la musica alle sue opere che musica sceglierebbe?
Ritengo che ognuno possa abbinare la musica che vuole all’arte, io più che abbinare, posso dire ciò che ascolto mentre dipingo.
Sono un appassionato di musica, e la musica non manca mai nella mia vita e soprattutto mentre disegno, passo dal rap al reggae, dal rock alla drum and bass. Ascolto tanta musica, ma forse il rap è predominante, selezionando artisti come Eminem e Rancore (ne cito pochi altrimenti non finisco più). Fondamentale per me è che la musica dica qualcosa e mi trasmetta qualcosa...

Umberto Saba ha detto "l'opera d'arte è sempre una confessione " quanto c'è di lei nelle sue opere?
A questa domanda penso di aver già risposto, in ogni mia opera c’è un mio stato d'animo o un messaggio che dice qualcosa di me o descrive quello che vedo e vivo ogni giorno, quindi direi che c’è molto di me stesso nelle mie opere. Oggi l’opera che mi descrive maggiormente e narra la mia storia è il quadro “Destined”, tela nella quale ho inserito i vari momenti che hanno caratterizzato la mia vita passando dal bianco delle pagine stampate degli studi di chimica e biologia ai colori che più mi appassionano, il tutto contornato dal mondo dei graffiti che è stato e continua ad essere la cornice della mia vita.

Dove vorrebbe vedere esposta una sua opera?
Abbandonando la tela subentra l'ego smisurato del writer e street artist che è in me, e non posso che pensare di voler vedere la mia opera su un palazzo alto almeno 50 metri, vorrei poter vedere da lontano una mia creazione e che in tanti passandoci vicino possano provare una bella sensazione.
Ovviamente vorrei potermi esprimere liberamente e non su commissione, ma è sicuramente qualcosa di difficile da ottenere visto il tipo di opera.
Se dovessi pensare ad un museo non avrei dubbi ad oggi vorrei vedere delle mie opere esposte al MAXXI di Roma, per poi un giorno magari andare oltre oceano.

Quali sono i colori della creatività?

Tutti!!! In un paese che purtroppo abbina principalmente i colori alle squadre di calcio, io amo invece l’utilizzo di tutti i colori e di tutte le loro sfumature.

Io ho scoperto le sue opere in una esposizione di arte. Cosa pensa del mercato dell'arte? Quali sono i limiti e quali le potenzialità?
Era la seconda mostra, quindi posso esprimermi ancora poco in merito. Comunque lo vedo come un mercato difficilissimo, nel quale serve investire tanto visto le cifre alte per esporre e un mondo purtroppo dove ahimè c’è bisogno della classica spinta o semplicemente di un pizzico di fortuna.
Nelle mie prime mostre ho più che altro sondato il terreno per maturare esperienza e anche per vedere come le mie opere, stipate nel box, risultavano esposte in una vera galleria.

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