Ciastel de Tor e la scoperta della storia, delle tradizioni e degli usi delle valli ladine

 


Il MusLa si occupa della storia e della vita degli abitanti delle cinque valli dolomitiche ladine: Val Badia, Val Gardena, Val di Fassa, Livinstein e Ampezzo. 

In ogni valle si è sviluppato un linguaggio indipendente, accompagnato da diversi modi di vivere e tradizioni.

Grazie al MusLa oggi vi porto alla scoperta della storia, degli usi e delle tradizioni di queste magnifiche valli.

Tutto ebbe inizio tanti, tantissimi anni fa.

Le ricche scoperte archeologiche permettono di indagare la cultura degli uomini dell'età del bronzo che vivevano a Sotciastel. 

Essi coltivavano i campi e pascolavano il bestiame nei dintorni dell'insediamento. Costruiscono da sè tutti gli attrezzi, i recipienti e gli ornamenti . 

La forma e il tipo di decorazione delle ceramiche testimoniano lo scambio culturale e le relazioni commerciali esistenti con la Pianura Padana e con le altre regioni alpine


Questo è il più antico documento scritto rinvenuto (sino ad ora) nelle vallate ladine. E' una piccola stele lapidea con iscrizione rinvenuta sul Mont de Pore, a 2100 metri di altitudine, tra Andraz e Colle Santa Lucia. 




Nella zona di San Martino alcuni particolari quasi invisibili hanno condotto l'archeologia del paesaggio sulle tracce del sistema romano d'agrimensura detto Quadrato.

La distanza tra alcuni confini di proprietà che corrono paralleli fra loro e il loro rapporto con gli antichi sentieri e le vecchie pietre di confine dà vita a quadrati aventi i lati di circa 240 metri ciascuno. Questa misura corrisponde ad una unità di misura utilizzata in epoca romana nelle zone montuose.

Basandosi su questo sistema, il punto d'incrocio del cardo e decumano andrebbe ricercato sulla collina dove sorge il Ciastel de Tor.

La prima torre abitativa medievale, il nucleo più antico del castello, sarebbe dunque stata costruita nel XIII secolo proprio in quel punto.

Storia del castello

Attorno al 1230 ministeriali dei vescovi di Bressanone edificano una torre abitativa isolata e articolata su 3 piani. Essa viene documentata per la prima volta nel 1290 come "turria in Geder" e rappresenta il cuore del giudizio di Torre al Gader.

Questo feudo dei vescovi di Bressanone viene affidato fino al 1331 ai signori di Rodank-Schoneck.

A loro succede Randolt von Tewis. Egli fa costruire un muro di cinta con camminamento di ronda e un nuovo edificio d'abitazione (Palazzo). La torre, rialzata di due piani, viene utilizzata come granaio.

Nel XV secolo hanno luogo numerose integrazioni: viene chiusi il tratto settentrionale del muro di cinta, viene ampliato il palazzo romanico, vengono inserite delle feritoie nel muro di cinta.

Nel 1500, addossate la muro di cinta vengono erette due torri circolari e il Palazzo assume la sua forma odierna.

Nel 1803 il castello viene acquistato da famiglie contadine. I loro discendenti lo abitarono sino alla sua trasformazione in museo.

E proprio nella prima parte del museo entriamo in contatto con le famiglie attraverso le loro camere 


io loro mobili


e ci immergiamo nella loro quotidianità

Chi comandava nelle valli ladine

I diritti di sovranità sono suddivisi tra il vescovo di Bressanone, il principe territoriale tirolese e l'Abazia di Castelbadia.

Dal XIII secolo giudici e amministratori rappresentano nel territorio gli interessi dei detentori del potere, dei titolari della giustizia ma anche dei sudditi. Garantiscono ordine e tranquillità. Non di rado i sudditi soffrono per i conflitti sorti all'interno delle classi dirigenti. Solo gli ampezzani vantano diritti in grado di garantire loro una assai più ampia autonomia decisionale

Strutture economiche

Per secoli i ladini hanno vissuto di quanto potevano ricavare dall'economia di montagna. 

Solo nel XVIII e nel XIX secolo i contadini poterono migliorare il proprio reddito integrandolo con l'artigianato artistico, che a poco a poco si trasformò in una industria domestica.

 Spesso le possibilità di guadagno non erano sufficienti per assicurare alle famiglie il minimo esistenziale. 

Per secoli molti uomini e donne sono costretti ad allontanarsi dal paese per lunghi mesi, talvolta anni, al fine di assicurarsi ulteriori fonti di sostentamento. 

Solo nel XX secolo, con l'espansione dell'industria del turismo vengono a crearsi sufficienti posti di lavoro.

L'artigianato artistico

Per i Ladini l'artigianato artistico comincia ad avere un ruolo economicamente rilevante solo a partire dal tardo XVIII secolo. Ogni vallata sviluppa una produzione specifica.
Ampezzo si specializza nelle decorazioni e nei souvenir in filigrana d'argento destinati al nascente turismo.


In Val Gardena, oltre alla scultura a soggetto religioso, si sviluppa una imponente industria del giocattolo, capace di collegare il lavoro casalingo ai mercati internazionali.


I falegnami della Val Badia producono cassapanche dai caratteristici motivi decorativi.


Le cassapanche badiote assumono una posizione particolare nella produzione mobiliera ladina. 

Il raffinato lavoro di falegnameria si trasforma nel XVIII e nel XIX secolo in un importante fonte di reddito soprattutto per i piccoli contadini che riescono a vendere numerose cassapanche sia nelle valli ladine che nel Tirolo.

Nel periodo fra le due guerre mondiali le ultime produzioni d'artigianato artistico vengono meno per via delle difficili condizioni economiche e della grande pressione della concorrenza.
A ricordare l'antica importanza economica dell'artigianato artistico nella Ladinia rimane oggi solo la produzione delle sculture lignee gardenesi.

Lingua, identità e scuola

La consapevolezza della propria lingua rappresenta una parte importante dell'identità dei ladini. 

La lingua ladina deriva dal latino popolare del periodo tardoantico e dell'alto medioevo, innestato su elementi preromani. 


La lingua è sia mezzo di autoaffermazione verso l'esterno che anello di congiunzione tra le comunità valligiane. 

Dopo la prima guerra mondiale la suddivisione delle valli ladine fra le provincie di Belluno, Trento e Bolzano rallenta tale processo di riavvicinamento. 

Il riconoscimento dei ladini come gruppo etnico e linguistico autonomo si sviluppa di conseguenza in maniera differente in ciascuna delle 3 province.



Nella realtà periferica delle valli ladine dolomitiche la scuola fu sin dalle sue origini oggetto di conflitti e contrasti tra gli opposti nazionalismi italiano e tedesco che non tennero in particolare considerazione le esigenze e i diritti della piccola minoranza locale.

Solo a partire dal 1948 venne introdotto l'insegnamento curriculare del ladino, anche se per poche ore settimanali.


Nel corso degli anni si è affermata una didattica plurilingue unica nel suo genere che ha permesso di ottenere ottimi risultati nelle diverse competenze scolastiche. 

Commenti

  1. Stupende le filigrane! Ma tutto l'artigianato di quelle zone!
    Ottimi spunti per una gita!
    Brava!

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    1. Sono contnta che ti sia piaciuto! Il museo è strutturato molto bene, anche per quello che riguarda la parte multimediale

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