La Casa di Dante

 


A firenze basta un attimo, basta entrare in uno dei suoi monti vicoli per entrare in una altra dimensione temporale e trovarsi catapultati nel medioevo.


Arrivare a un rande portone di legno, troarlo aperto, salire le scale ed entrare in quello che oggi è il Museo Casa di Dante.
Già, proprio lui, il Sommo Poeta del quale il museo custodisce la storia.

l rapporto tra Dante Alighieri e la sua città natale non è mai stato semplice. Si tratta di un grande amore spezzato il 10 marzo 1302 giorno in cui il Sommo Poeta venne per motivi politici esiliato per sempre dalla città. 
Da quel giorno cominciò per Dante una peregrinazione che lo portò in giro per tutta Italia, un lungo esilio durante il quale scrisse la sua opera più importante la Divina Commedia. Più volte tentò di far ritorno nella sua amata Firenze senza però mai riuscirci.

L’istituzione a Firenze di un museo dedicato al Sommo Poeta fu, fin da subito, un obiettivo prioritario per l’Unione Fiorentina, prestigiosa Associazione Culturale costituita a Firenze nel 1949.

Gli spazi museali, progettati e allestiti dall’Associazione, furono aperti al pubblico nel maggio 1965 grazie al contributo di alcuni Enti benemeriti  e di importanti personalità del mondo culturale tra cui l’insigne dantista prof. Francesco Mazzoni.

Il museo è bellissimo e a noi è piaciuto molto perchè  ha un nuovo allestimento tecnologico e multimediale che consente di scoprire in modo più coinvolgente e interattivo, non solo la vita e le opere di Dante, ma anche la vita a Firenze nel Medioevo.

Il percorso si sviluppa su tre piani.

Nel primo piano viene raccontata la vita del Poeta e il suo impegno politico.

Ad accoglierci Dante stesso o, per meglio dire, il suo ologramma.


Giovanni Boccaccio nel suo Trattatello in laude di Dante, descrive per la prima volta il poeta accompagnandolo con un celebre aneddoto:
 " Fu dunque questo nostro poeta di mediocre statura e poi che la matura età fu pervenuto, andò alcuanto curvetto, e era il suo andare grave e mansueto, d'onestissimi panni sempre vestito in quell'abito che era alla sua maturità convenevole. I suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccoli, le mascelle randi, e dal labro di sotto era quel di sopra avanzato, e il colore era bruno, e i capelli e la barba spessi, neri e crespi, e sempre nella faccia malinconico e pensoso."


Viene raccontata la Battaglia di Campaldino, alla quale prese parte lo stesso Dante. . Attraverso una narrazione abbiamo ripercorso i luoghi della battaglia, accompagnati anche da versi scelti tratti dalla Commedia. 

Fulcro del racconto è il pugnale ritrovato nella piana di Campaldino dove l'11 giugno 1289 si combattè l'epica battaglia tra Guelfi e Ghibellini e alla quale partecipò lo stesse Dante.

Risalente probabilmente alla Battaglia e conosciuto come “pugnale di Dante”: esposto nella stessa sala della proiezione, riporta ancora, appena leggibile, la scritta TINACEUS: un invito alla tenacia e alla perseveranza. 

Snodo importante del percorso di visita è la sala dedicata all’esilio del poeta: una tematica dolente, che lo ha colto “nel mezzo del cammin” della sua vita e lo ha condannato a lasciare la città natale fino alla morte. Una linea del tempo, su un pannello retroilluminato, mostra tutte le fasi da noi conosciute dell’esilio di Dante e le città che lo hanno ospitato.

Il secondo piano è dedicato alla Divina Commedia con alcuni volumi, tra i quali una riproduzione del Codice Trivulziano 1080, manoscritto trecentesco della Commedia. 

Edizione pubblicata nel 1921 del Codice Trivulziano 1080 della Divina Commedia è la riproduzione in eliocromia del più antico testo a penna toscano del Poema scritto a Firenze 16 anni dopo la morte del poeta da Ser Francesco di Ser Nardo da Barberino. Il codice è riprodotto in tutti i minimi particolari.
E dell'antico Libro del Chiodo.

Il libro del chiodo è il libro nero della politica fiorentina. E' conservato all'Archivio di Stato della città e deriva il suo nome dai chiodi in ferro affissi sulla copertina. E' un registro della parte guelfa fiorentina in cui sono annotati i nomi dei cittadini condannati all'esilio o alla pena capitale tra il 1268 2 il 1379. Tra i condannati figura anche Dante nelle due sentenze del podestà che il 27 gennaio 1302 gli comminò l'esilio e il 10 marzo dello stesso anno lo condannò alla pena capitale.

Quello che però fa rimanere incantati tutti è la ricostruzione della camera Dante



Molto bella e ben riuscita è la  "sala della divina commedia" nella quale abbiamo affrontato un viaggio immersivo nei tre regni dell'oltretomba dantesco: Inferno, Purgatorio e Paradiso


L'ultimo piano del museo è dedicato alla realtà aumentata con la quale si può fare una passeggiata nella Firenze medievale.

Se è vero che l'opera di Dante non può svincolarsi dal pensiero triste e nostalgico per la sua città anatale, che tanta rilavanza ha avuto nella sua vita e nella sua poesia è altretanto vero che neanche Firenze può affrancarsi dal debito culturale nei confronti del suo poeta più grande. Dante infatti vive ancora in ogni strada della città.

Usciti dal museo, con ancora negli occhi e nella mente pieni della sua storia, ci siao accorti di un gruppo di turisti che stranamente, anzichè guardarsi intorno, quardava il selciato. Incuriositi abbiamo asettato che si allontanassero per andare a vedere cosa ci fosse di così interessante in terra...





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