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Cosa vedere a Padova in un giorno

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Virgilio, nell'Eneide, narra che la dea Venere, gemendo per l’affannoso navigare del figlio Enea, vi contrappone la felice sorte di Antenore.  Antenore, pure, ha potuto, sfuggendo agli Achivi,  penetrare sicuro il mar d’Illiria, e i lontani  regni Liburni e la fonte superar del Timavo,  donde per nove bocche, con vasto rimbombo del monte,  va, dilagato mare, travolge i campi dell’onda muggente.  Si, egli pose qui Padova, sede dei Teucri,  e diede un nome alla gente, e appese l’armi di Troia,  e ora, in placida pace composto, riposa. (Virgilio, Eneide, Liber primus, 242-249) In realtà è, come spesso accade, un falso storico, un mito fondativo per dare lustro alla città. Grazie però allo studio dei reperti archeologici possiamo far risalire i primi insediamenti abitativi al XI-X secolo A.C.  Padova, era una delle città più importanti della civiltà veneta, un territorio che già all’epoca si presentava come una rete di centri urbani all’interno di un territorio aperto a scambi commerci

Sonia Aggio, Nella stanza dell'imperatore

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935 d.C. E' qui che comincia il racconto della vita di Giovanni Zimisce, Imperatore bizantino tra il 969 e il 976. Era da tanto che non leggevo un romanzo storico così bello e ben strutturato.  Quello che ci si appresta a fare, già dalle prime pagine del libro, è un viaggio nel tempo che ci conduce per le strade e per i vicoli di Bisanzio tra amori, intrighi e coraggio. Quella di Bisanzio è una storia parallela alla nostra, che influenza la storia europea però allo stesso tempo è una storia della quale si parla pochissimo e questo la rende affascinate.  Sonia Aggio ce la racconta benissimo dal punto di vista della società, accompagnando il lettore alla scoperta di qualche cosa di nuovo e che non si aspetta minimamente. E' la storia di battaglie, di lotte per il potere ma anche di amore e di rapporti interpersonali. E' la storia di Giovanni che, allevato dai fratelli della madre, fa del nomignolo dispregiativo del padre, Zimisce, il suo nome.  La guerra è tutto ciò che gli r

Valérie Perrin, Cambiare l'acqua ai fiori

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  La prima volta che ho provato a leggere questo romanzo mi sono arenata quasi subito. Non so spiegare bene il motivo, ma non riuscivo proprio ad andare avanti nella lettura. Probabilmente non era il momento giusto. Ero comunque rimasta incuriosita dalla storia e del successo che aveva avuto nel 2019. Così ho preso coraggio e ho ricominciato a leggere il libro da capo e mi sono ritrovata immersa in una storia originale e coinvolgente. Violette Toussaint è guardiana di un cimitero di una cittadina della Borgogna. Durante le visite ai loro cari, tante persone vengono a trovare nella sua casetta questa bella donna, solare, dal cuore grande, che ha sempre una parola gentile per tutti, è sempre pronta a offrire un caffè caldo o un cordiale.  Un giorno un poliziotto arrivato da Marsiglia si presenta con una strana richiesta: sua madre, recentemente scomparsa, ha espresso la volontà di essere sepolta in quel lontano paesino nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Da quel momento le

Chiara Valerio, Chi dice e chi tace

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Non avevo mai letto prima un libro di Chiara Valerio, Non che non conoscessi l'autrice, spesso ospite di Propaganda live, e curatrice, nel 2023 di Più Libri Più Liberi, solo che non avevo avuto ancora l'occasione di poter leggere un suo libro. Così, quando ho visto che Chi dice e chi tace era nella dozzina del Premio Strega ho capito che era arrivato il momento giusto! Non mi pento, assolutamente, di averlo piazzato nella mia cinquina del Fantastrega, merita assolutamente di essere letto. Incentrato sul tema del femminile, delle questioni di genere, tema ancora lontano dall’essere oggetto di riflessione, lotta e di rivendicazioni., è un giallo ambientato a Scauri, ultimo paese del Lazio. Un posto né bello né brutto, un posto che accoglie, negli anni '70 Vittoria e che se ne lascia conquistare. Vittoria è una donna carismatica, che vive una casa accogliente sempre aperta per tutti gli abitanti del paese. Vittoria però un giorno viene trovata morta, annegata, nella sua vasca